Come allenarsi quando si ha poco tempo a disposizione?
Molti ciclisti hanno il problema di aver poco tempo a disposizione e quindi si pongono il problema di come rendere più efficaci le uscite brevi.
Illustrerò come si può applicare un protocollo allenante che richiede pochissimo tempo ma, ovviamente come altro lato della medaglia, anche molta concentrazione e sacrificio.
Il protocollo Tabata (dal nome del suo ideatore) richiede infatti solo quattro minuti di massima intensità.
Che cosa puoi realizzare in soli quattro minuti di allenamento massimale? Molto più di ciò che credi! Tutto quello che devi fare è ovviamente dare il massimo in questo breve lasso di tempo. Meglio ancora, invece di compiere uno sforzo continuativo per quattro minuti, si pedala alla massima potenza ed intensità per brevi intervalli, spaziati temporalmente da altrettanti intervalli di recupero tali da permettere di ripetere lo scatto senza evidenti declini nella prestazione (sempre dal punto di vista della potenza espressa)
Quale è lo scopo di questi quattro minuti di sessione massimale? Rafforzare sia capacità aerobiche che anaerobiche simultaneamente, aumentare la tolleranza alla fatica, e migliorare quindi direttamente la prestazione nel ciclismo in maniera duplice.
La metodica allenante che ho appena introdotto è nota come il protocollo Tabata. Trae il nome proprio dal Dott.Izumi Tabata, un ex ricercatore presso l’Istituto Nazionale Giappone del fitness e dello sport di Kanoya, che ha imparato, appreso, e applicato le sue ricerche come allenatore della nazionale giapponese di pattinaggio di velocità. In particolare, questo specifico allenamento si compone di sei/otto sprint di massima intensità della durata di 20 secondi a testa, con soli 10 secondi di recupero passivo tra di loro. La sessione è così impegnativa ed intensa che la maggior parte degli atleti (professionisti) che praticavano pattinaggio di velocità e che sono stati i primi ad applicare questo lavoro specifico riuscivano a completare non più di sei/sette intervalli. Solo un numero limitato riusciva a fare otto ripetizioni.
Per Tabata interesse primario della ricerca è stato l’influenza dell’intensità sulla prestazione. Attraverso il suo lavoro è venuto a ritenere che l’ INTENSITA’ dell’allenamento è tanto importante quanto, se non più importante, della DURATA. Così, quando venne a conoscenza che stava per essere provato un allenamento che richiedeva 2 minuti e 40 secondi di massima intensità di lavoro netto inseriti in un periodo di soli quattro minuti (per coloro che completavano otto intervalli), è rimasto incuriosito ed ha voluto approfondire la teoria e la metodologia alla base di questo allenamento.
Per testare gli effetti di questo allenamento Tabata ha prima trasferito questo allenamento dal pattinaggio di velocità alla bicicletta, in particolare su ergometri stazionari. Poi si è servito di un primo gruppo di atleti e ha fatto eseguire il protocollo con cinque allenamenti alla settimana, per sei settimane totali. All’inizio e alla fine del periodo di studio Tabata ed il suo team ha misurato VO2max (massimo consumo d’ossigeno) e la capacità anaerobica di tutti i soggetti. Per fornire una base di confronto Tabata ha condotto un secondo esperimento in cui un gruppo di controllo (ovviamente altri atleti) pedalavano su ergometri stazionari per un’ora, ad una intensità moderata (70% del VO2max) cinque giorni alla settimana, sempre per sei settimane totali. Ovviamente anche per questi soggetti vennero misurati VO2max e la loro capacità anaerobica. I risultati sono stati impressionanti. I soggetti che avevano seguito un allenamento a moderata intensità di esercizio avevano avuto un miglioramento del loro VO2max di circa il 9,5%, mentre la loro capacità anaerobica non era migliorata affatto. I soggetti allenati secondo il protocollo ad intervalli alla loro massima intensità (Tabata), nonostante l’esercizio complessivo avesse una durata di soli 20 minuti a settimana rispetto alle cinque ore alla settimana per l’altro gruppo, hanno migliorato il loro VO2max del 14% e la loro capacità anaerobica addirittura del 28% [1].
Inutile dire che questo studio ha ottenuto molta attenzione quando è stato pubblicato nel 1996, e gli allenatori e gli atleti hanno cominciato ad adeguare il protocollo in molti sport, dal nuoto al pugilato. Praticamente tutti coloro che hanno provato questo protocollo hanno fatto la stessa costatazione: impegnativo ai limiti della sopportazione, molto doloroso, ma altrettanto incredibilmente efficace!
Passiamo all’aspetto pratico. Se pensi di poter riuscire a sostenere questo tipo di allenamento procedi in questo modo: svolgi un riscaldamento regolare e tranquillo (60-70% FC max) per circa 20′-25′, poi esegui alcuni brevi scatti di 10″-20″ non alla massima intensità, e preparati perchè ora si comincia!
Esegui 20 secondi alla massima intensità, ovviamente alzandoti sui pedali almeno nella fase iniziale; se hai un misuratore di potenza cerca di raggiungere il massimo wattaggio possibile.
Passati questi primi 20 secondi, smetti completamente di pedalare per 10 secondi, ma non uno di più! Ora comincia la seconda ripetuta, e prosegui con questa alternanza fino ad esaurimento, ma considera che nei primi allenamenti di questo tipo faticherai ad eseguire 4 o 5 ripetute. Finite le ripetute ritorna a pedalare in maniera molto blanda e tranquilla per almeno 15′-20′ in agilità (rpm >90). Ovviamente questa procedura può essere svolta anche su bici stazionaria (ergometro, rulli).
Solo in particolari condizioni o con dovute modifiche si può incorporare questo protocollo in allenamenti più lunghi, ma in genere ciò è da evitare per vari motivi: un riscaldamento troppo prolungato, anche se blando, potrebbe indurre ad un affaticamento prematuro e quindi non permettere di poter effettuare tutte le ripetute che sono nel tuo potenziale e quindi, pur percependo di essere al massimo sforzo, il valore oggettivo di potenza (wattaggio) sarebbe quasi sicuramente inferiore a ciò che potresti ottenere. Inoltre è prassi generale inserire tutti i lavori di velocità o massimali ad inizio allenamento e poi concentrarsi sui lavori di fondo e resistenza a fine allenamento. Questo è abbastanza logico.
Ci sono due approcci per inserire questo proficuo allenamento nelle tue uscite brevi.
Un’opzione è eseguire questo allenamento in maniera regolare, da due volte alla settimana ad almeno una volta ogni dieci giorni, soprattutto nel periodo di preparazione generale lontano dalle gare per andare a lavorare sia sui substrati aerobici che su quelli anaerobici, spesso erroneamente trascurati.
Continua poi ad effettuare questo protocollo fino a circa 50-40 giorni prima della prima gara (o altro tipo di performance) che valuti di rilievo per la tua stagione. In questo periodo dovrai rivolgere l’attenzione ad altri tipi di lavoro più simili al ritmo di gara (ripetute in salita, lavori alla soglia e al medio, ecc).
Lavorare anche a livello massimale e anaerobico anche in piena preparazione invernale/primaverile è molto importante. Infatti, soprattutto nel ciclismo, sono radicate antiche e superate concezioni sul lavoro invernale: è ovviamente basilare lavorare sul fondo lento e sulla base aerobica, ma non vanno mai trascurate tutte le altre intensità di allenamento, anche se con percentuali di tempo inferiori rispetto ai periodi di piena stagione.
La seconda opzione, più interessante dal mio punto di vista, è di utilizzare questo protocollo quando si ha a disposizione poco tempo per allenarsi. Avere poco o pochissimo tempo durante una giornata non deve essere un alibi per svolgere un allenamento inutile o per non allenarsi del tutto. Questa uscita così strutturato richiede al massimo 45′ e permette di ottenere miglioramenti sensibili, anche superiori ad un allenamento più lungo ma meno intenso.
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